lunedì 27 aprile 2009

Tutti con Pino Masciari


Di seguito, pubblico un comunicato degli amici di Pino Masciari, associandomi in pieno. Condivido, infatti, la necessità di sostenere e tutelare il coraggioso testimone di giustizia, insieme alla sua famiglia. Segue una nota sulla vicenda di Pino. Invito lettori, amici e visitatori del mio blog a partecipare alla battaglia in difesa della famiglia Masciari. Trovate informazioni dettagliate al link http://www.pinomasciari.org/. Grazie mille. Un abbraccio, Gianni Vattimo


COMUNICATO STAMPA - 27APRILE2009 .

Gli amici di Pino Masciari condividono e fanno proprio il documento del 27 aprile e si dichiarano determinati ad accompagnarlo nella scelta di attuare lo sciopero della fame e della sete, sospeso il 7 aprile u.s. per rispetto della popolazione Abruzzese.
Lo Stato continua ad osteggiare da 12 anni una famiglia onesta e non si trova alcuna motivazione, né legge, che possano giustificare tale operato.
Basta con le formule subdole, inconsistenti e l'informazione distorta! Basta con le parole!
Chiediamo per la famiglia Masciari sicurezza concreta e lavoro, fondamentali diritti sanciti dalla Costituzione.
f.to Gli Amici di Pino Masciari

Allegato: documento del 27 aprile 2009 indirizzato alle Cariche dello Stato a firma di Giuseppe (Pino) Masciari.

MASCIARI, LO STATO, LA SICUREZZA

Pino Masciari “(…) già imprenditore edile in terra di Calabria, è divenuto un testimone di giustizia e cioè un cittadino che, senza aver mai fatto parte di organizzazioni criminali, ha avvertito, per senso civico ovvero per rompere una cultura di omertà diffusa in un territorio devastato dalla presenza di radicate organizzazioni criminali, il dovere di testimoniare contro gli estorsori e gli usurai che lo avevano taglieggiato (…) . Le sue dichiarazione accusatorie a carico dei responsabili, alcuni dei quali pubblici amministratori, hanno da un lato comportato la condanna di tali soggetti in sede penale ma, dall’altro, esposto il Masciari e la sua famiglia alle possibili reazioni (rappresaglie e vendette) degli accusati: da tanto la sua ammissione al Programma Speciale di Protezione (…)” Questo è il ritratto dell’uomo tracciato dalla sentenza del T.A.R. in data 23 gennaio 2009 ( pag 2-3 ).

Il Testimone di giustizia è un cittadino onesto, è colui che, per libera scelta, denuncia le malversazioni, i ricatti, le intimidazioni delle organizzazioni mafiose e si schiera incondizionatamente dalla parte dello Stato.

La vita di Pino Masciari viene radicalmente stravolta in un solo giorno. La notte del 17 ottobre 1997 viene prelevato dalla sua casa, insieme alla moglie e ai due figli ancora in tenerissima età, poiché ritenuto “in grave e imminente pericolo di vita”. Deve abbandonare tutto. Un ultimo sguardo alle cose della vita da cui lui e la sua famiglia vengono strappati: il tavolo apparecchiato, la minestra nel piatto, il letto caldo da cui prendono i bambini per avvolgerli nelle coperte. I quadri alle pareti. I ricordi! La famiglia Masciari lascia il certo e si affida allo Stato.
Le voci del paese all’indomani diranno “non c’è più!” o peggio: “non esiste più”!
Per la famiglia, per gli amici, per il suo lavoro. Anche sua moglie Marisa, medico odontoiatra, subisce la stessa sorte. All’indomani chi li cercava, la mamma, i fratelli, la tata dei bambini, non li trovano più.

Nel buio della notte vengono sradicati dalla vita che a loro appartiene, una vita fatta di lavoro e di affetti profondi, inizia così la “non esistenza”, dramma quotidiano fatto di angoscia, di incertezza, di inattività, documenti e attese infinite. Nascosti, invisibili agli occhi di tutti.
Si vorrebbe credere che il cittadino onesto Pino Masciari, diventato testimone di giustizia, trovi al suo fianco lo Stato, le Istituzioni a cui si è affidato.

Invece dallo Stato, dalle Istituzioni viene trattato come fosse un “rompiscatole”, un peso.
Eppure, le leggi di questo paese determinano che il testimone di giustizia deve vivere in sicurezza, che gli devono essere garantite le medesime condizioni e tenore di vita precedenti alla denuncia.

In data 28 luglio 2004, 27ottobre 2004 e 1 febbraio 2005, la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno, l'organismo a cui compete la gestione dei programmi di protezione, presieduta, allora come oggi, dall’on. Mantovano, si pronuncia in sostanza contro Pino Masciari. In pochi mesi, gli viene proibito di fare ritorno in terra di origine e revocato il programma di protezione “(…) Ricordato che, alla mancata accettazione da parte del Masciari, seguirà comunque la cessazione del programma speciale di protezione(…)”.
Solo, senza lavoro, senza più alcuna forma di tutela per sé e per la sua famiglia.

Tutto questo nonostante alcuni dei processi in cui deve rendere testimonianza siano ancora in corso, uno dei quali va in prescrizione: “(…) Dal momento in cui il testimone è fuoriuscito dal programma di protezione, lo stesso non risulta più essere soggetto a scorta per accompagnamenti nelle sedi di giustizia, presso le quali tuttora, quale parte lesa costituita parte civile, avrebbe diritto a presenziare (…) I motivi risultano essere stati palesati anche al Sig. Presidente di sez. del Tribunale di Catanzaro Dr. Bravin il quale è stato reso edotto della fuoriuscita del programma del Masciari con conseguente inapplicabilità del relativo accompagnamento nella sede giudiziaria competente, risultando ciò dal tenore della delibera adottata dalla competente Commissione Centrale (…)”. (Racc. A.R. del 19.06.05 dell’avv. Conidi indirizzata al Procuratore nazionale Antimafia; Al Presidente Commissione centrale ex art.10 L.82/91; Commissione Parl.Antimafia; Presidente Comitato testi).

Pino Masciari urla la sua rabbia, non si rassegna, ancora una volta si rivolge alle leggi e alle Istituzioni di questo paese: non può accettare che lo Stato lo ripudi. Non può accettare che lo Stato rifiuti di prendersi carico della sua sicurezza, quando da esso stesso è stato dichiarato a rischio di vita.

Nasce da questa condizione il ricorso al Tar del Lazio, avverso il provvedimento ingiusto del 27 ottobre 2004.

Inspiegabilmente, senza colpa di Masciari, la risposta del Tribunale tarda ad arrivare.
Nel contempo, l’avvicendarsi dei governi porta il nuovo viceministro incaricato, ad occuparsi ancora dei testimoni di giustizia: sopraggiunge la delibera del 24 aprile 2008 a firma dell’ on. Minniti.

Il 23 gennaio 2009 arriva l'attesa sentenza, dopo quattro infiniti anni! Il Tar si pronuncia, proclama e sancisce che la sicurezza della famiglia Masciari risulta essere di competenza della Commissione Centrale del Ministero dell’Interno.

L’on. Mantovano, anziché ammettere di aver operato erroneamente tramite provvedimenti inadeguati, proclama vittoria contro il testimone di giustizia, contro un cittadino onesto e, nel tentativo di distogliere l'attenzione dalle carenze del suo operato, dalle sue responsabilità, esibisce conti economici eludendo i reali e contingenti problemi relativi alla sicurezza e al lavoro; utilizzando quale scudo provvedimenti altrui, ovvero la delibera dell’on. Minniti che, nel “rattoppare” le carenze della precedente delibera dell’on. Mantovano, riconosce al Masciari condizioni migliori, seppure ancora non del tutto soddisfacenti.

In verità le due delibere (Mantovano 2004 - Minniti 2008) si sono dimostrate carenti sotto il profilo della sicurezza, tanto da indurre il T.A.R. ad accogliere le ragioni del Masciari: entrambe non tenevano conto a livello legislativo dell’art. 16 ter della legge 82/91, che assicura ai nuclei familiari inseriti nel Programma il diritto a misure di protezione “fino all’effettiva cessazione del pericolo”. La sicurezza è determinante e non può essere considerata “un aspetto marginale” o “una voce meno significativa” come invece afferma l’on. Mantovano nelle sue missive.
Masciari ha denunciato ‘ndranghetisti e collusi, poi condannati dalla giustizia. Tra questi, uomini di spicco della criminalità quale Nicola Arena, appartenente all’omonimo clan, di recente passato alla cronaca perché penetrato di prepotenza in Lombardia e in Emilia Romagna. Affari e profitti colossali degli Arena, ottenuti con sistemi sporchi e crudeli della ‘ndrangheta, sono stati scoperti dai magistrati dell’antimafia, che hanno arrestato affiliati e sequestrato beni milionari. E tutto questo accade al Nord, nelle regioni che si ritenevano al riparo dalle infiltrazioni mafiose. Gli uomini della ‘ndrangheta sono sanguinari, in agguato quando tutto tace. E sul caso Masciari continua ad esserci un silenzio troppo pericoloso. I suoi bimbi vanno a scuola senza scorta e coi loro veri nomi, situazione che rende la famiglia facile bersaglio.

Il Programma Speciale di Protezione si è rivelato carente, tanto è vero che la denuncia del Masciari in merito alle considerazioni esposte, sono state condivise a molti livelli dagli organi dello Stato preposti: Tribunali, Commissioni Parlamentari della XIV e XV legislatura, attraverso Interpellanze, Interrogazioni parlamentari, ecc.. Le condizioni inaccettabili a cui il programma di protezione ha sottoposto Masciari sono state analizzate a fondo e sono stati confermati i disagi, le vessazioni e l’esposizione a rischio sua e della sua famiglia.

In particolare la relazione ufficiale della Commissione Parlamentare Antimafia della XV legislatura, all’unanimità, ha approvato una relazione conclusiva nella quale si legge testualmente: “(…) Chi ha rinunciato alla propria vita per lo Stato, viene dallo stesso Stato poi privato della dignità, del nome, della terra di nascita e abbandonato al suo destino (se non alla mercé dei mafiosi). (…) Lo spaccato emerso appare evidenziare come i testimoni di giustizia siano i primi a sperimentare sulla loro pelle quelle gravi cadute di efficienza del sistema, dovute spesso a inettitudine, trascuratezza e irresponsabilità. (…) Occorre un mutamento di mentalità e di metodo, una diversa filosofia nell’approccio alla figura del testimone di giustizia che va visto non come “un peso” ma come una “risorsa”(….)”.

Il TAR accoglie e sancisce il principio fondamentale per il quale la sicurezza non può essere a termine e non può prescindere da una accurata investigazione ambientale atta a sancire l'effettivo grado di pericolo al quale il Testimone è esposto. Individuando, così, le manchevolezze riscontrate proprio all’organismo della Commissione Centrale che, precedentemente, aveva negato la propria responsabilità.

Ancora adesso, nonostante nella delibera del 2 aprile 2009 con la quale, la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno riferisce di ottemperare la sentenza del T.A.R., non c'è una immediata e completa attuazione della stessa, poiché non si indicano nè tempi nè modi.
La famiglia Masciari da 12 anni subisce ingiustamente il congelamento esistenziale, sociale, umano e professionale, vivendo nella paura e nell'ansia.

La famiglia Masciari ha contro di sè la mafia più potente, la ‘ndrangheta e vive nell’incertezza della presenza dello Stato, tanto da essere costretta ad un’azione di doloroso contrasto ed a subirne le conseguenze.

Gli atti riservati della Commissione Centrale dell’11 giugno 2007 depositati presso il TAR della Regione Lazio in data 2 ottobre 2008, mettono in netta evidenzia “come in riferimento ai profili relativi alla sicurezza e alle modalità di esecuzione della protezione, sia emersa la necessità di applicare al caso di specie, pur in presenza di un programma di protezione in località protetta, modalità concrete mutuate dalle speciali misure in località di origine, con maggiore sensibilità rispetto alle esigenze delle persone protette e più frequenti contatti atti a fornire al testimone una più diretta contezza dell’attività svolta”.

Tale costatazione, sebbene sia stata individuata, non è stata nella pratica mai attuata.
Di questo ha bisogno la famiglia Masciari: cambiamento della modalità di protezione, che pur nel rispetto della legge, dia una sicurezza più adeguata all’ esigenza di vivere alla luce del sole e non da reclusi, in rispetto della libertà e della dignità della persona.

La famiglia Masciari è la mia famiglia. Mia moglie. I miei bambini.
Conquistare lo stato di sicurezza è fondamentale, è l'unica possibilità di futuro per mia moglie ed i miei figli.

Questo passaggio richiede intendimento profondo da parte delle Istituzioni.
L’on. Mantovano agisca conseguentemente, prendendo provvedimenti che rendano davvero onorevole il suo operato, assumendosi la responsabilità della nostra sicurezza e della nostra prospettiva di vita, ponendo finalmente fine all’antagonismo perpetrato contro di noi, di me.
Orgogliosamente Testimone di Giustizia, Cittadino onesto.

Se questo non avverrà in tempi brevissimi, inizierò lo sciopero della fame e della sete come descritto nella Dichiarazione di Volontà registrata a Pinerolo il 26 marzo 2009, azione programmata per il 7 aprile u.s. e sospesa in rispetto alla tragedia che ha colpito l’Abruzzo.
Sono disposto a morire per rendere la mia famiglia sicura e libera.

Con Osservanza
f.to Giuseppe (Pino) Masciari

martedì 21 aprile 2009

Io comunista eretico calabrese voterò per Gianni Vattimo


di Francesco Scarcelli



Sono un comunista eretico calabrese.

Cacciato dai partiti forse perché mi rifacevo troppo alla tradizione del PCI e quindi alla questione morale, alla lotta alle mafie, alla militanza e vicinanza ai lavoratori, ai disoccupati ed ai precari. La sinistra radicale calabrese, come in generale la classe dirigente di questa regione, si è allontanata dai problemi reali e quotidiani degli uomini e donne di Calabria.
Quando insieme ad altri giovani abbiamo convinto Gianni Vattimo a candidarsi a sindaco della nostra città, abbiamo trasformato la campagna elettorale per le comunali di San Giovanni in Fiore, in un denuncia “rivoluzionaria” e libertaria di un certo modo di fare politica, ma soprattutto evidenziato l’ indifferenza del popolo meridionale che continua a girare la testa dall’altra parte.
Gianni Vattimo è venuto qui al sud per mettere sotto i riflettori la degenerazione di queste terre del mezzogiorno e la rassegnazione di troppi, tanti cittadini onesti. Allo stesso tempo però abbiamo dimostrato che esiste una buona fetta di società civile, di ambientalisti, di giovani militanti che non vogliono cedere all’indifferenza e alla rassegnazione. Esiste ancora per fortuna al sud, una parte di Popolo disposto a lottare per i propri diritti e per superare lo stato di cose presenti. Su questo terreno la sinistra calabrese ( più o meno radicale ) sembra aver ammainato ogni vessillo e dimenticato i propri martiri: sindacalisti, giornalisti, militanti e dirigenti del partito comunista calabrese che hanno perso la vita nella lotta per l’uguaglianza, la giustizia e la libertà. Basti ricordare il ritratto dei partiti calabresi fatta da Riccardo Iacona nella sua Viva l’Italia pane e politica. La base degli elettori della sinistra calabrese è allo sbando…incredula e demotivata dalle troppe divisioni e scissioni dettate da arrivismi e qualunquismi.

Io militante della sinistra calabrese voterò per Gianni Vattimo. Conosco la sua onestà ed il suo coraggio di intellettuale che ha voluto comprendere i problemi delle genti del mezzogiorno. Lo ha fatto senza intermediazione, rapportandosi direttamente con il territorio, per capire i problemi dei calabresi in quanto tali, proprio secondo i principi della sua filosofia-ontologica.
Io sindacalista della CGIL voterò per Gianni Vattimo, proprio perchè senza titubanze Vattimo continua e condannare il programma economico del governo Berlusconi senza se e senza ma.
Io libero cittadino del mondo voterò per Gianni Vattimo per le sue battaglie a fianco del popolo palestinese, per i diritti delle coppie di fatto, per il rispetto delle minoranze, per le aspettative degli invalidi e contro ogni forma di discriminazione e disuguaglianza economica e sociale.
Io in quanto laico-credente voterò per Gianni Vattimo per le sue cristiane battaglie contro l’invadenza politica della gerarchia ecclesiastica.

Io in quanto calabrese voterò per chi come Gianni Vattimo ha lodato la lungimiranza del pensiero di Gioacchino da Fiore, dandogli una nuova lettura filosofica e postmoderna, divulgando in Europa ed in tutto il Pianeta il pensiero del monaco Florense: oggi più che mai c’è bisogno di credere ancora una volta che un altro mondo è possibile.
Spero venga eletto al parlamento europeo dove porterà le istanze che lo hanno contraddistinto come uomo, filosofo e comunista.

giovedì 16 aprile 2009

Vattimo risponde a Battista del Corsera: "I boicottatori s'oppongono all'invito rivolto all'Egitto come ospite d'onore alla Fiera del Libro di Torino"


Sul Corriere della Sera di oggi, Pierluigi Battista definisce il boicottaggio della Fiera del Libro di Torino da parte dell’International Solidarity Movement e del Forum Palestine, boicottaggio che io stesso condivido come ho pubblicamente dichiarato, come una “fissazione”, una vera e propria ossessione ispirata, cito direttamente, dall’“idea che i libri devono essere nascosti e gli scrittori imbavagliati”. Battista finge di non capire, e ciò è alquanto deprecabile, che il proposito dei boicottatori non è, ovviamente, quello di imbavagliare gli scrittori egiziani e di coprire i loro libri sotto il silenzio.

Quello che i boicottatori vogliono esprimere è la loro opposizione all’invito rivolto all’Egitto quest’anno, e a Israele l’anno scorso, in qualità di paesi ospiti d’onore alla Fiera. Come d’altronde spiega brillantemente Ala Al-Aswani su La Stampa di oggi, la protesta scaturisce dalla presenza di una delegazione governativa che invita a sua volta alcuni scrittori egiziani per partecipare alla Fiera.

I boicottatori non si oppongono certo alla presenza degli scrittori egiziani e dei loro libri alla Fiera, ma alla dimensione politica che necessariamente l’evento assume; all’invito di un governo palesemente anti-democratico (che Ala Al-Aswani definisce testualmente “una dittatura”), che contrariamente a quanto affermato dalle autorità egiziane nel corso della presentazione della Fiera stessa, non favorisce certo la libertà di stampa, la protezione dei diritti civili, o una politica estera orientata al rispetto della democrazia nelle relazioni internazionali. Il boicottaggio contro l’invito a Israele in qualità di paese ospite d’onore alla Fiera 2008 avveniva nello stesso spirito.

L’invito rivolto a singoli scrittori oppositori dei regimi a democrazia limitata qui ricordati è certamente auspicabile, ma non risolve il problema: la Fiera dovrebbe piuttosto occuparsi di organizzare incontri appunto sul tema dei guasti portati da simili regimi, incontri ai quali saremmo ben lieti di partecipare, ma è difficile che ciò avvenga se i paesi in questione e le loro autorità governative, prima che gli scrittori e i loro libri, sono invitati come ospiti d’onore. Su La Repubblica di oggi, Rolando Picchioni dichiara di temere che il boicottaggio sia un pretesto per attaccare la Fiera del Libro in quanto tale, e che la Fiera non possa più invitare i paesi e le loro culture a meno che non siano passati al vaglio della “personale democrazia del filosofo e dei suoi accoliti”.

Naturalmente, si tratta di timori infondati: se, come pare, i prossimi paesi ospiti saranno il SudAfrica e l’Argentina, i boicottatori saranno i primi a congratularsi con la Fiera, per l’invito rivolto a paesi che hanno saputo lottare efficacemente contro derive totalitarie estremamente difficili da combattere. Il caso del SudAfrica è esemplare, e anzi costituisce un modello di lotta all’autoritarismo interno e internazionale; un esempio al quale paesi quali Israele ed Egitto dovrebbero costantemente guardare per impostare politiche realmente democratiche nei confronti dei loro stessi cittadini così come nelle relazioni internazionali che intrattengono con i paesi vicini.

Pisa, 16 aprile 2009

Gianni Vattimo

Il video di Gianni Vattimo candidato al Parlamento europeo

mercoledì 15 aprile 2009

La Bresso, "zarina" del burocratico Pd, vuole la legge elettorale nazionale in Europa. Una "porcata"


La “zarina” Bresso già presidente della provincia di Torino, già deputata europea inviata a Bruxelles dalla burocrazia del PDS (si chiamava ancora così?) per fare gli interessi del Piemonte che le stavano tanto a cuore - e che ha frettolosamente abbandonato per tornare, sempre con nomina burocratica del suo partito, a fare la presidente della regione – insinua che io stia cercando di ritornare al Parlamento Europeo per ragioni “non nobili” (intervista al Corriere della Sera 15 aprile).

Evidentemente deve distrarre i suoi elettori e contribuenti dallo scandalo dei fondi dati al Premio Grinzane Cavour in cambio di lauti inviti in giro per il mondo e usati senza controlli in modi che la magistratura deve ancora accertare. Ha persino la faccia tosta di proporre che anche per l’Europa si applichi la legge elettorale nazionale, con liste bloccate formate da politici professionisti nominati, come lei, dalle oligarchie partitiche. Ecco perché mi cimento con Di Pietro nelle elezioni europee di giugno: voglio contribuire a tener vivo nell’unica sede ancora praticabile – là dove si esprimono ancora le preferenze - quel barlume di democrazia che burocrati come la Bresso e il suo PD stanno cercando di affossare.

Torino, 15 aprile 2009

Gianni Vattimo

giovedì 9 aprile 2009

Far capire a tutti in che situazione siamo - la proposta di Chiara





Posso cominciare avanzando questa idea.
Cioè, più che un'idea è quello che secondo me dovrebbe essere il primo passo: io non so come funzioni esattamente al parlamento Europeo, ma direi che la cosa più urgente (dato che in Italia sembra che nessuno voglia ascoltare) è far capire a tutti in che situazione siamo.
Fino a che all'estero considereranno Berlusconi solo come una simpatica macchietta e non per ciò che realmente è non potremo fare nulla. Portare, con prove alla mano, le maggiori contraddizioni a cui stiamo assistendo e a cui abbiamo assistito: in primis lo scempio che si sta facendo della Costituzione.

°-°-°-°-°-°

"È come se tutti si fossero tacitamente accordati per vivere in uno stato di perenne illusione. Al diavolo la realtà! Dateci un bel po’ di belle stradine serpeggianti e di casette dipinte di bianco, rosa e celeste; fateci essere tutti buoni consumatori, fateci avere un bel senso di Appartenenza e allevare i figli in un bagno di sentimentalismo […] e se mai la buona vecchia realtà dovesse venire a galla e farci bu!, ci daremo un gran da fare per fingere che non sia accaduto affatto.”
(tratto da Revolutionary Road, di Richard Yates)

Saluti,


Chiara

martedì 7 aprile 2009

Proposte dei giovani (anche solo nell'animo)




Scrivete le vostre proposte, le vostre idee, i vostri sogni. O qui o alla mail convattimo (at) gmail.com .

Sarei molto contento se questo blog contribuisse a creare un programma politico dal basso, partecipato e condiviso.

gianni

lunedì 6 aprile 2009

Le ragioni della candidatura al Parlamento europeo con Antonio Di Pietro



Globalizzazione, capitalismo in crisi che troppi vogliono salvare anche con i nostri soldi.
Ciò che viviamo sulla nostra pelle e leggiamo in giornali e libri è che siamo tutti più poveri. La proletarizzazione profetizzata dal vecchio Marx si sta purtroppo realizzando in tutto il mondo globalizzato.

Ecco perché mi candido con Antonio Di Pietro: per riprendere con forza il discorso politico sul lavoro, i diritti, la cultura, la ricerca e la giustizia, messo a tacere dalle lobby della finanza.
Berlusconi, coinvolto nel caso Mills, sostenuto dal condannato Dell'Utri e padrone dell'editoria italiana, ha campo aperto per leggi ad personam e per i suoi interessi finanziari ed economici. La destra italiana sta attuando il piano di rinascita democratica della P2. Stiamo diventando tutti proletari non solo perché molti perdono il lavoro e la casa, ma anche a causa dell'intensificazione dei controlli su tutti gli aspetti della nostra vita. Ci si dice che i controlli sono necessari perché cresce l'insicurezza, legata al dilagare della povertà. Ci può salvare solo una società dove il potere sia davvero condiviso, senza più barriere di classe, privilegi e ingiustizia.

I governi si preoccupano solo di sostenere le banche, controllare i cittadini, garantire quello che essi chiamano ordine. Il mondo è nelle mani di un capitalismo securitario a cui troppi ormai sembrano rassegnati. Anche la cosiddetta sinistra italiana, l'ex PCI, PDS, ora PD, si è omai suicidata per l'ossessione di essere forza di governo, succube di una logica politica elettoralistica e incapace di praticare una vera opposizione. Ciò che non fanno certo i gruppi della sinistra "radicale", privi di qualunque incidenza politica e dilaniati dalle rivalità di piccole burocrazie.

Intendo andare in Europa cercando di fare di là qualcosa per l'Italia, dove per ora, data la situazione del Parlamento, non ci sono molte speranze. L'Unione europea deve anzitutto occuparsi di alcune priorità. Cultura, università, ricerca scientifica devono svilupparsi fuori dalla persistente dipendenza verso gli Stati Uniti e la concezione privatistica dell'istruzione – messa al servizio dell'industria interessata solo a profitti a breve scadenza.
Cultura umanistica e ricerca di base possono svilupparsi solo in una università pubblica. Immigrazione e politiche del lavoro sono un altro terreno in cui solo l'Unione europea può intervenire efficacemente, superando la xenofobia che ispira oggi la destra e limitando i anni delle delocalizzazioni selvagge che gettano nella disoccupazione intere regioni dell'Europa. E anche sui diritti civili, solo l'Unione potrà aiutarci a uscire dal dominio vaticano, spingedo il nostro Paese a legiferare in modo finalmente laico su coppie di fatto, fecondazione assistita, decisioni di fine vita. E contro la criminalità – comune, e specialmente finanziaria – occorre una lotta europea integrata, che stronchi le mafie nelle cui mani ormai sta una parte prevalente dell'economia.

In Italia, c'è il problema reale della difesa della Costituzione. Basti pensare a come Bondi, Cicchitto e compagni trattano la Corte Costituzionale, che secondo loro interviene indebitamente sulla volontà del Parlamento. Ma possiamo buttare a mare la divisione dei poteri, e legittimare uno Stato assoluto, nel quale la maggioranza fa quel che vuole?
È così che pensa Berlusconi ma non ascolta la base, la società civile che chiede il rispetto dell'uguaglianza davanti alla legge e dell'indipendenza della magistratura.

In Calabria, mi onoro di aver contribuito a far nascere "la Voce di Fiore", un movimento di giovani attivo nell'antimafia, da tempo nella rete delle associazioni che denunciano i rapporti fra politica, poteri occulti e criminalità organizzata. Intendo essere vicino ai giovani e a quanti rischiano per il loro impegno civile, anzitutto ascoltandoli e sostenendo le loro proposte, i loro progetti.



Mi candido per questi motivi anche perché sono cristiano. Il motto della rivoluzione francese – «libertà, uguaglianza, fraternità» – è di derivazione cristiana. La Chiesa gerarchica, non i fedeli, lo ha sempre contrastato, col rischio di far odiare il vangelo. Dobbiamo reagire alle ingerenze del papa, alle sue posizioni sul preservativo e sul testamento biologico. Dobbiamo aver chiaro che la laicità è il frutto migliore e più maturo del messaggio cristiano; e contribuire a salvare la Chiesa dal suicidio per delirio di onnipotenza.

Per queste ragioni, ho scelto di lottare con Di Pietro.
Sono più a sinistra di lui? Forse sì, ma sto con lui perché me ne fido come guida dell'unica opposizione oggi esistente in Italia; in uno spirito come quello del vecchio Comitato di liberazione nazionale; quello di cui ancora oggi abbiamo estremo bisogno.

Gianni Vattimo

Terremoto in Abruzzo, Vattimo: "Ora il silenzio e l'aiuto. Da domani, riflettiamo sul piano case, perché serva contro i sismi"


Sono vicino ai tanti amici abruzzesi e a tutte le persone e le famglie colpite dal terremoto con la più viva e piena solidarietà. Questo è il momento del silenzio e dell'aiuto. Auguriamoci che la macchina dei soccorsi intervenga con la massima efficacia, a sostegno di chi ha bisogno. Vogliamo solo rispetto per le vittime e fatti concreti.

Da domani, però, una riflessione va condotta sul “piano case”. Che non sia uno strumento per aumentare le cubature degli appartamenti. Mi auguro, invece, che si possa ragionare sulla necessità di predisporre un piano che preveda ristrutturazioni efficaci conto i sismi. La responsabilità e il buon senso suggeriscono serene convergenze in questa direzione.

Torino, 6 aprile 2009

Gianni Vattimo

venerdì 3 aprile 2009

Appello per Pino Masciari









Occorre che tutti siamo vicini a Pino Masciari, imprenditore e testimone di giustizia che ha permesso di condannare pericolosi ’ndranghetisti e diversi collusi. Masciari non vive più nella sua terra, la Calabria, da dodici anni.

Per questioni burocratiche, essendo sotto protezione, non ha potuto vedere sua madre, se non prima che morisse. La scorta di Stato gli viene data e revocata in modo illogico. Nonostante una recente sentenza del Tar del Lazio in suo favore, non gli è assicurata adeguata protezione. Ora, ha annunciato lo sciopero della fame e della sete. Inizierà il prossimo 7 aprile, davanti al Quirinale.

Se è arrivato a questo gesto estremo, significa che non si sente sicuro e, prima di tutto, compreso. Io non vorrei trovarmi nelle sue condizioni. Un uomo che con grande coraggio denuncia la feroce criminalità in Calabria non può essere vittima d’una scelta giusta ed esemplare.

Se viene abbandonato, nessuno vorrà più denunciare pressioni e controlli delle mafie sulle imprese e sulla vita democratica.

Mi appello alla politica, alla società civile e ai tanti giovani che si impegnano nell’antimafia: impediamo che Masciari venga eliminato dalla mancanza di tutela e, anzitutto, da un isolamento che può essergli fatale.

Come filosofo e politico, esprimo a lui e alla sua famiglia, che sta patendo un disumano esilio forzato, senza peraltro riservatezza, la mia più sincera solidarietà e vicinanza. Anche io sono amico di Pino Masciari.

Torino, 3 aprile 2009

Gianni Vattimo

giovedì 2 aprile 2009

Perché Vattimo in Europa... in trentadue secondi

Che cosa ho fatto al Parlamento europeo (1999-2004)

Qui troverete qualche notizia sulle mie attività di parlamentare europeo nella legislatura 1999-2004: sistema Echelon, droga, ricerca e sviluppo, istruzione e formazione, benessere degli animali, forum di porto alegre, fecondazione assistita, l'anomalia mediatica italiana, giustizia, pena di morte, gay pride, ecc.


Come forse ricorderete, il 2 luglio 2003, giorno della presentazione, da parte del presidente del Consiglio dei Ministri italiano Silvio Berlusconi, del programma della presidenza italiana dell'Unione Europea, distribuivo a tutti i Parlamentari europei l'opuscolo "Berlusconi", a cura di Marco Travaglio e Peter Gomez, tradotto in quattro lingue (francese, inglese, spagnolo e tedesco). Uno dei più grandi successi dell'era di internet, riportato in tantissimi altri siti e letto da decine di migliaia di persone... al costo della mia ricandidatura nel 2004, temo.


Il contenuto del testo (clicca qui) è riportato sul mio sito integralmente nelle cinque lingue, potrete consultarlo visionando nella lingua scelta i singoli capitoli a partire dall'indice.

Con l'Italia dei Valori: per riformare l'Europa, per rivoluzionare l'Italia



Gianni Vattimo è candidato al Parlamento europeo per l'Italia dei Valori nella circoscrizione Nord-Ovest.



Cultura, emancipazione, politica. Vattimo nel teatro, con i giovani









Presentazione per immagini